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UN ARTICOLO MAI PUBBLICATO
(articolo di Gianluca Balzan)
La tempesta scatenata dalla natura e la tempesta che può nascere dal cuore. Quale, delle due, la più potente? E quale la più inesorabile e distruttiva?
Cosa può provocare un amore non corrisposto o, peggio, tradito?
Anno 1900. Nel racconto di un vecchio prossimo alla fine della sua vita, intento a scrivere una lettera al nipote, si stagliano nitidi entrambi questi ricordi.
La tempesta della natura è quella che si è abbattuta nel suo paese cinquant'anni prima radendo al suolo l'antica chiesa.
La tempesta del cuore, ricordo intimo e più difficilmente confessabile, è quella riferita agli amori della sua gioventù. Ricordi dolorosi, ma che hanno segnato il viso e la vita di quest'uomo.
Inizia così il musical "1850", opera scritta, musicata, cantata e ballata dalla gente di un piccolo paese in riva al torrente Chiavona. Lo stesso torrente le cui acque gonfie e incontrollabili hanno abbattuto nel 1850 l'edificio più sacro, simbolo di unione per tutta la comunità.
Prodotto dall'Associazione Pro Loco e costruito in un anno e mezzo di lavoro questo spettacolo di parole, musica e danza è la seconda opera del gruppo "Nomadi fra i sogni" dopo l'entusiastico debutto del "Romeo e Giulietta" rappresentato due anni fa che aveva impressionato ed emozionato il pubblico in quattro serate da tutto esaurito.
Anche le prime due serate di questo nuovo lavoro hanno ripetuto il tutto esaurito, per un totale di un migliaio di spettatori che hanno letteralmente presi d'assalto i biglietti, venduti in appena due giorni.
L'idea di questo secondo musical nasce per festeggiare il 150° anniversario dell'inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale. Da qui lo spunto un anno e mezzo fa per iniziare il lavoro di scrittura dell'intera opera e le successive prove, iniziate solo pochi mesi dopo.
L'anno, appunto, è il 1850 e i fatti rivivono in scena grazie al racconto di un vecchio che ricorda quel particolare momento della sua vita, così pieno di emozioni intense e di ferite dure da rimarginare.
Siamo in un piccolo paese della pedemontana veneta in piena dominazione austriaca, subito dopo i moti di Milano e la vicina battaglia di Vicenza nella quale il generale Radetzky sparse il sangue patriota a Monte Berico.
In questa piccola comunità si intrecciano le storie di Alba, ben interpretata da Virna Simonato, prostituta per necessità e ragazza madre. Di sua figlia Bianca, Sara Brazzale dalla voce melodiosa, e di un gruppo di ribelli che fanno della lotta non violenta la loro bandiera comandati da Spartaco, interpretato da Sergio Tagliapietra.
La bellezza e il candore di Bianca scateneranno una torbida passione nel Prefetto austriaco, impersonato da Loris Binotto, giunto in paese in occasione della festa di maggio, che non vuole rinunciare alla ragazza.
La madre per proteggerla, con l'aiuto del parroco, interpretato da Giovanni Lobba, non vede altra soluzione che mandarla in montagna dai ribelli dove si innamorerà di Carlo, portato in scena da Riccardo Binotto, scatenando la gelosia e la vendetta della sua fidanzata Lucia, un'intensa Valentina Pellegrini.
Ma durante l'estate un violento temporale provoca lo straripamento del torrente e la furia delle sue acque travolgerà la vecchia chiesa secolare.
Questa tragedia farà si che gli abitanti del paese ritrovino l'unità e la solidarietà rimboccandosi le maniche per la ricostruzione dell'edificio sacro.
Ma il tradimento sarà in agguato rivelando i suoi lati più tragici e oscuri.
E la tempesta dei sentimenti dimostrerà la sua triste forza e potenza, paragonabile alla tempesta della natura appena conclusa, lasciando la sua lugubre scia di vendetta e morte.
"Con l'amore non si deve scherzare. Mai! Guai a sottovalutarne la forza e la potenza. E guai a sottovalutare la rabbia e l'orgoglio di chi quell'amore ha perduto" esclama e ammonisce il vecchio ricordando quei tragici fatti impressi in maniera indelebile nella sua mente.
Ma alla fine dello spettacolo la verità avrà il sopravvento e, pur non potendo rimediare ai fatti crudi e dolorosi avvenuti, ristabilirà la reale dinamica degli eventi dando modo al capo dei ribelli di trovare una giusta morale, non intrisa da facili e scontati moralismi, e di poter dare un messaggio finale di speranza.
Infatti, nel monologo finale, il vecchio nel sentire approssimarsi la fine della sua esistenza potrà dire con saggezza "…il mio cuore ha finalmente trovato la pace necessaria per affrontare la morte ad occhi aperti" e, dopo tanti anni di ricordi mai rivelati prima, concluderà con estrema serenità dicendo "La tempesta è finita. Non piove più".
Uno spettacolo avvincente che ha lasciato a bocca aperta il pubblico dispensando intense emozioni.
Una padronanza del palcoscenico da parte degli attori, alcuni dei quali sfruttano positivamente l'esperienza accumulata nel precedente musical, affiancati da altri alla prima esperienza ma anch'essi ugualmente bravi nella loro prima prova. Segno inequivocabile di una particolare attenzione nel curare le varie scene da parte dei tre registi Gianni Balzan, Lavinia Testolin e Andrea Cappozzo.
Balletti molto coinvolgenti, alcuni per la loro forza e dinamismo, altri per la loro dolcezza e sensualità, nei quali si apprezza il lavoro delle tre coreografe, e ballerine, Chiara Finozzi, Giulia Pellegrini e Martina Binotto.
Le musiche, anch'esse molto belle e curate, sono coronate degnamente dai cantanti in scena e dal coro, diretto da Maurizio Pasin, che completa e arricchisce in maniera egregia le esecuzioni dei singoli soprattutto nelle scene più coinvolgenti, come ad esempio nello splendido e toccante "Requiem" cantato nella scena della morte di Alba.
Molto interessante il gioco di trasparenza creato in scena da un telo che divide in due il palcoscenico il quale, oltre a consentire i frequenti cambi scena, crea una separazione fra gli attori che recitano in primo piano rispetto alle immagini che si muovono o danzano dietro. Il magico effetto che ne scaturisce è l'illusione data allo spettatore di poter vedere allo stesso tempo: presente e passato, realtà e sogno, ragione e sentimento.
Ma la vera magia è lo spettacolo nel suo insieme e lo spirito che lo pervade. Questo gruppo straordinario, che oltre a attori, cantanti, ballerini, tutti rigorosamente non professionisti, è completato da sarte per i costumi, falegnami, fabbri e pittori per le scenografie e moltissime altre persone che lavorano nell'ombra.
Tutta gente che abita questo piccolo paese di milletrecento anime (o poco più) che è riuscita a creare dal nulla un simile spettacolo.
"E' l'amore per la propria terra che dona a un popolo l'occasione per passare alla storia" recita la voce narrante all'inizio del secondo atto. Probabilmente quest'opera non passerà alla storia, ma sicuramente rimarrà nel cuore di quanti l'anno vista in queste due splendide serate.
Gianluca Balzan