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Le Rubriche
I CASONI DI CALVENE E CALTRANO
L’ATTIMO FUGGENTE DELLA FOTOGRAFIA TRA POESIA E STORIA
L’ uscita di questo testo verso la fine del 2013 non può che rimandare al precedente “I Casoni di Caltrano” edito nel 2000. Si faccia attenzione alle date che il caso ha voluto giustapposte, venendo a configurarsi come uno spartiacque naturale tra le fine degli anni ’90 e il presente, trovandovi il lettore interessato il suo prima e il suo dopo all’interno di un decennio che ha cambiato la Storia.
Ma veniamo ai testi che si presentano nella tipica veste del libro di fotografia dove la dimensione grande è d’obbligo.
Testi fotografici in primis dunque, usciti dagli sguardi incrociati di Valter e Luca Borgo in singolare sintonia d’intenti e di vedute.
Membri del Circolo Fotografico Città di Thiene, Valter e Luca Borgo hanno saputo consegnarci negli ultimi anni lavori degni di nota, procedendo per cicli tematici precisi scandagliando il territorio alla ricerca del patrimonio culturale della nostra terra;operazione questa che ben si ricollega alle origini del Circolo stesso fondato nel 1973 come alludono le belle immagini di Bruno Dalle Carbonare, omaggiato in questa edizione.
Fotografia d’autore di origine colta dunque, rigorosamente in bianco e nero come vuole quella tradizione che in terra veneta si richiama alle esperienze di un altro circolo fotografico storico, La Gondola di Venezia e siamo arrivati alla fonte.
Fondata nel lontano 1947 la Gondola riprendeva il noto principio dell’autonomia estetica dell’atto fotografico e la riflessione storica sul ruolo della fotografia in rapporto al tempo e alla memoria, ricerca che impegnava il fondatore Paolo Monti che proprio sulla fotografia come mezzo di restituzione della verità incentrava il suo lavoro;fu proprio Monti ad iniziare verso la fine degli anni ’60 una campagna di rilevazione fotografica delle emergenze storico artistiche e in particolare per ciò che qui ci interessa ad impegnarsi nel rilevamento delle tipologie delle case rurali nell’appennino emiliano - romagnolo.
Invito a scorrere le foto de I Casoni di Caltrano del 2000 degli stessi autori, siamo verso la fine degli anni ’90: è da un passato già diverso che ci parlano con forza queste immagini, alcune di queste (es.località Le Piane ) uscite da una dimensione eroica oggi non più percepibile, vero e proprio brano di pittura lontano da qualsiasi intervento didascalico, più vicine all’universo asciutto e severo, carico di silenzi e solitudini di un grande realista americano da poco scomparso, Andrew Wyeth, cui si avvicina per affinità estensiva l’esistenza solitaria di queste case di pietra e le vite che si consumarono, elementi immobili su fondi di paesaggi lunari che ben si prestano all’epopea e al mito come Malga Serona affacciata sulla pianura, altro brano pronto per il cavalletto di un pittore.
Coscienza del medium fotografico (anche della sua intrinseca, drammatica ambiguità) conoscenza della ricerca storica, ma anche e soprattutto l’esserci della fotografia come ha scritto Fulvio Roiter in quanto “ linguaggio del nostro tempo - non essendoci evento senza immagine – “.
Tutto ciò sembra guidare il lavoro di Valter e Luca Borgo che con generosità hanno saputo cogliere i suggerimenti di accompagnare questo secondo lavoro sui Casoni aprendosi ad interventi che arricchiscono il testo fotografico.
Curato da Renato Angonese il libro ci offre l’inedito di un cantore di Calvene e dintorni, vero Genius Loci, lo scrittore Fermino Brazzale del Monte con brani tratti dai suoi libri e un racconto di fantasia che è un grido di libertà; le poesie in dialetto e in lingua di Pierbruno Pellegrini e Maurizio Boschiero ci rassicurano che la Poesia è viva e meditativa e accompagna i nostri poveri transiti mentre i veri protagonisti, I Casoni, restano immobili sotto un chiaro di luna, indifferenti al nostro passaggio.Il lettore non mancherà di apprezzare alcuni testi illuminanti sull’origine e l’uso dei Casoni, con considerazioni e notizie storiche preziose per la comprensione del nostro recente passato così come l’ intervento critico e i suggerimenti degli architetti Ferrario e Turato sulle modalità di recupero e il possibile riuso del territorio circostante.
L’elenco non vuole essere esaustivo: l’invito alla visione e alla lettura di questo testo che non esito a definire esemplare - e dunque guida per altri lavori - è l’unico modo per scoprire la ricchezza e la varietà degli interventi contenuti.
Ma torniamo alla fotografia, questo straordinario medium che torna da protagonista ad indagare la storia minor proprio verso la seconda metà degli anni novanta, che non dimentichiamo essere gli anni di Mauro Corona (Il Volo della Martora con l’ineguagliata prefazione di Claudio Magris è del 1997) Sono questi gli anni in cui un prepotente ritorno al Naturale si afferma da più parti, in letteratura, in pittura, nella fotografia, in architettura; un fenomeno questo non ancora sufficientemente indagato dalla critica e che merita approfondimenti. Forse non è un caso che sia proprio la fotografia “con il suo attimo perfetto di verità” (Bresson) a catalizzare i fermenti, a proporsi con la forza del suo linguaggio che raduna e giustifica l’evidente volontà di altri linguaggi che si affacciano convinti - sicuramente qui più visibili - in una pluralità di interventi che mette a nudo l’urgenza stessa delle riflessioni, il volerci essere “qui e ora” da testimoni, nell’inevitabile travaglio della storia.
Consegno a questo mio intervento il ricordo della lontana estate del 1998 quando, salendo dalla piana di Thiene scoprivo le frescure delle contrade alte di Calvene, il paesaggio incontaminato, le sue architetture senza tempo.
Al mio sguardo commosso si offrivano serene le tre anime dei Casoni che coglievo - come fiori sparsi - in una serie di disegni: ecco il rudere, il casone usato per i freschi e la legna e i primi interventi di ristrutturazione, il tutto in un paesaggio ancora meravigliosamente intatto.
Uno di questi disegni compare in quarta di copertina.
Disegno e fotografia allora come modi diversi di indagine - forse complementari - ma lasciamo l’ultimo commento al grande fotografo (e disegnatore) francese Henry Cartier- Bresson che in un noto aforisma così si esprimeva: “la fotografia è un’azione immediata, il disegno una meditazione”.
Thiene, 30 Gennaio 2014 Antonella Brazzale